Jokhang di Lhasa
Luglio 2007. Il tempio più sacro di Lhasa. Lo spettacolo è impressionante. L’atrio, a cui si accede direttamente dalla piazza, è straripante di pellegrini, in tonaca monacale, in abito tradizionale, in jeans, uomini, donne e bambini, in piedi, seduti, in ginocchio, prosternati. Molti portano il so kal, lo strano berretto a visiera quasi quadrata, molto sporgente sulla fronte, tipico di chi viaggia e deve ripararsi dal sole. Un tempo era un segno distintivo dei lotsawa, i traduttori di testi sacri. Molti, riuniti in crocchi, fanno semplicemente picnic, o spettegolano amabilmente, accovacciati; alcune donne cuciono o ricamano. Ma l’interno, con i disperati tentativi di sottrarsi al tumulto delle code, agli spintoni, al lavoro ai fianchi e ai pestoni sui piedi, può in definitiva essere abbastanza deludente
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