Mario Biondi
PER ROMPERE QUALCOSA
2. Ma il cuore è strano
(1969)
cadono sulla neve
rintoccano da sole
le parole le hanno messe
in fila come soldati
e le fanno marciare
aprono le finestre
poi respirano l'aria
i compagni hanno braccia
di ferro le sollevano di colpo
e non gridano silenzio davvero
corrono tra i filari
per coprirsi le cosce
i ragazzi della natura
hanno le mani sulla fronte
e sorridono dal fondo
ecco adesso un corpo troppo giovane
sulle dita hanno steso righe nere sottili
forse per non essere da meno
gli occhi sono chiusi i lampioni
spenti nella strada fanno un'ombra
di celeste le braccia sono bianche
il colore del ventre ha disegnato una falce
sulla spiaggia affondano i piedi con cautela
così di nuovo le cose in ordine
sparso rinchiudono la cassa
vanno per non dire la preghiera
intorno con le fasce sulle spalle
ma ancora una volta devono mettere le parole
sulla bilancia ammassati pendono da una parte
tante cose dicono
tutte assieme succedono
è strano
il falò sull'autostrada fa una macchia scura
sono le fotografie del giorno prima il maglione
di dieci anni prima un groviglio di luci
le altre devono ancora venire
ottobre novembre sarà freddo
correre con i piedi nel fuoco
voltano la pagina sul seno tutto questo
deve ancora realizzarsi le conseguenze
dell'apertura non sono state millimetrate
la macchina è veloce quando si schianta
gli altri applaudono appena freneticamente
ma il cuore
è strano
quando i comici si allontanano lentamente
sull'autostrada i padroni sorpassano ridendo
le righe si curvano i pavimenti cadono
sul soffitto sotto le dita scendono le luci
meglio del kif le mani corrono sulle rughe
per danzare occorre lo stendardo dei bambini
come per camminare distendono un fazzoletto
allora sono sicuri di avere ragione dell'amore
insediati sulla cima per aprire il saliscendi
poi per lamentarsi corrono di dietro
alla parete
che la pioggia non sono lacrime da vedere
con le mani distese davanti ai filari
seduti sul marciapiede dell'angolo di fronte
cercano di vedere le figure defilate
tenendo lo schermo coperto sugli occhi
ma di non correre si augurano sottovoce
perché le lacrime non sono pioggia da vedere
arrivederci dicono piano lo scrivono per terra
forse per l'indomani penseranno un'altra volta
ricominciare da capo è una fatica disperata
stringono fra le dita una ciocca di capelli
poi scuotono la testa e si guardano le scarpe
PER ROMPERE QUALCOSA
2. Ma il cuore è strano
(1969)
cadono sulla neve
rintoccano da sole
le parole le hanno messe
in fila come soldati
e le fanno marciare
aprono le finestre
poi respirano l'aria
i compagni hanno braccia
di ferro le sollevano di colpo
e non gridano silenzio davvero
corrono tra i filari
per coprirsi le cosce
i ragazzi della natura
hanno le mani sulla fronte
e sorridono dal fondo
ecco adesso un corpo troppo giovane
sulle dita hanno steso righe nere sottili
forse per non essere da meno
gli occhi sono chiusi i lampioni
spenti nella strada fanno un'ombra
di celeste le braccia sono bianche
il colore del ventre ha disegnato una falce
sulla spiaggia affondano i piedi con cautela
così di nuovo le cose in ordine
sparso rinchiudono la cassa
vanno per non dire la preghiera
intorno con le fasce sulle spalle
ma ancora una volta devono mettere le parole
sulla bilancia ammassati pendono da una parte
tante cose dicono
tutte assieme succedono
è strano
il falò sull'autostrada fa una macchia scura
sono le fotografie del giorno prima il maglione
di dieci anni prima un groviglio di luci
le altre devono ancora venire
ottobre novembre sarà freddo
correre con i piedi nel fuoco
voltano la pagina sul seno tutto questo
deve ancora realizzarsi le conseguenze
dell'apertura non sono state millimetrate
la macchina è veloce quando si schianta
gli altri applaudono appena freneticamente
ma il cuore
è strano
quando i comici si allontanano lentamente
sull'autostrada i padroni sorpassano ridendo
le righe si curvano i pavimenti cadono
sul soffitto sotto le dita scendono le luci
meglio del kif le mani corrono sulle rughe
per danzare occorre lo stendardo dei bambini
come per camminare distendono un fazzoletto
allora sono sicuri di avere ragione dell'amore
insediati sulla cima per aprire il saliscendi
poi per lamentarsi corrono di dietro
alla parete
che la pioggia non sono lacrime da vedere
con le mani distese davanti ai filari
seduti sul marciapiede dell'angolo di fronte
cercano di vedere le figure defilate
tenendo lo schermo coperto sugli occhi
ma di non correre si augurano sottovoce
perché le lacrime non sono pioggia da vedere
arrivederci dicono piano lo scrivono per terra
forse per l'indomani penseranno un'altra volta
ricominciare da capo è una fatica disperata
stringono fra le dita una ciocca di capelli
poi scuotono la testa e si guardano le scarpe